La sua formazione è romana, negli anni più intensi dell’Accademia di Belle Arti, dopo le innovazioni seguite ai movimenti del ’68.
All’Accademia ha avuto tra i docenti, che la seguiranno nelle successive mostre, tra il 1974 ed il 1977, maestri quali Franco Gentilini e Luigi Montanarini. Questi ne rilevò, a parte la mestria del mestiere, “le conoscenze artistiche attuali”, riferendosi all’inserimento della pittrice nelle correnti più avanzate della ricerca, specie compositiva.
Primo a segnalare la Garofalo era, in tale linea, Cesare Vivaldi registrando l’approdo “a modi non lontani da quelli di tendenze attualissime come la transavanguardia”.
La pittura della Garofalo si sviluppa in un incontro tra figurazione e astrazione, che anticipa momenti d’oggi, contrastando figure e paesaggio “con forme astratte scagliate veementemente nello spazio”.
Si interessano di lei, prima di un rientro nella terra nativa (anche docente di Figura disegnata al Liceo Artistico di Cosenza), Filiberto Menna, Franco Miele, Toni Bonavita.
La ricerca culturale prosegue in Calabria, intanto sposa e madre, con residenza a Fiumefreddo Bruzio, alta sul Tirreno. Le mostre romane, dao fratelli Russo e al Palazzo delle Esposizioni, sono un momento intermedio, sino a una ripresa espositiva in atto.
Dopo una mostra-incontro al “Quadrato di Idea” (Roma 1989, presentata da Luigi Tallarico e Giuseppe Selvaggi), seguono mostre in gallerie meridionali.