Tonina Garofalo: ricordando un Maestro, Rothenstein

Ricordo, limpidamente, quella giornata di mezza estate, a Sulmona per il Premio intestato alla Città. Era settembre e faceva caldo, un caldo piacevole. Non vedevo l’ora di essere dinanzi ai quadri e alle sculture esposti alla mostra. Il quadro di Tonina Garofalo mi ha colpita. Poiché sono cresciuta a Roma ma ho finito gli studi universitari e la specializzazione in Inghilterra, ho avuto la fortuna di poter analizzare un quadro secondo due “scuole”, sotto due ottiche completamente diverse: con occhi italiani emotivamente, con occhi inglesi, cioè in maniera razionale. Così come mi è stato insegnato dai miei tutori alla Sotheby’s e dagli antiquari londinesi. L’interesse per Tonina Garofalo, pittrice, si è sviluppato sotto tali diversi punti di vedere. Tonina Garofalo si esprime con un linguaggio caratterizzato da semplicità visiva, ritmo vibrante, energia vitale. La pittrice trasmette il suo calore latino, la sua passione attraverso la scelta di colori, sanguigni, intensi. Dal punto di vista tecnico, la linea limpida, quasi grafica, tende ad aprire gli spazi dando al quadro senso di densità, di continuità. L’occhio entra in un mare di colori, in un torrente di segreti. Riscopre nel quadro profondità emotiva, abbandonandosi ai sensi, completamente. Nel particolare, la sosta sul quadro sulmonese — ma altre opere dell’artista sono sulla stessa onda emotiva e tecnica — mi ricorda l’arte del pittore inglese, grande, Michael Rothenstein (1908-1992). Tonina Garofalo non ha conosciuto l’opera rothensteiniana. Esistono incontri spontanei alla lontana. Il maestro inglese è famoso per le sue incisioni, per i suoi assemblaggi in tecnica mista racchiusi in scatole. Rothenstein ha un riferimento quasi ossessivo nel colore. La Garofalo dipinge le sue geometrie rimanendo su spazi piani, contenuti quasi trattenuti dentro scatole immaginate, Rothenstein — in scatole che sono anche scatole – utilizza colori forti. Il messaggio è violento. Chi si ferma dinanzi alle opere del maestro inglese può persino essere avviato, con il pensiero tradotto in immagini, verso i confini della morte, attraverso anche il senso del macabro, che però è continuità della vita, del suo dramma e, anche della sua allegria. Per virtù d’arte anche il dipingere l’oscurità produce luce. La Garofalo — e così chiudiamo questo confronto a distanza ma chiarificante, suggerito dalle analogie degli spazi serrati in geometrie spaziali — tende all’opposto. Libera i confini nella poesia dell’infinito, nello spazio immaginativo. È, forse, il temperamento latino-meridionale che si legge nei quadri di Tonina Garofalo: non violenza ma passione. Non oscurità ma vitalità, energia positiva.

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